Gente di Conversano

2 Luglio
7 Ottobre 2019
La Balconata, P.zza XX Settembre, Conversano
20:30

L’arte di giudicare un essere umano dal suo aspetto è un problema antico.

Aristotele dedicò un trattato sull’argomento e molti scienziati dell’antichità non limitarono le loro indagini sui tratti del volto e del corpo umani, anzi li confrontarono con caratteri fisici propri di taluni animali, dei quali ritennero evidente l’inclinazione morale.

Anche i Romani si aggiunsero a questa indagine, in cui naturalmente ha buona parte il teatro come tentativo di rappresentazione dei medesimi stati d’animo, attraverso i lineamenti del volto: le maschere per la commedia di Plauto, Catone, Seneca e Orazio.

Nel passato, oltre a Leonardo, molti altri hanno lavorato sul ritratto e sulla fisiognomica come materia di studio: il Giorgione (Ritratto Di Vecchia), Rembrandt (Autoritratto), Velàzquez (Il Buffone Sebastian De Marra), Goya (Autoritratto), Lorenzo Lotto (Giovane Con Lucerna) e ancora recentemente Meidner (Ritratto Maschile), Bacon (Papa lII) e altri ancora.

Tutti hanno contribuito, in qualche modo, alla nascita della psicologia moderna, anche perché

la prima finestra aperta sull’anima di ciascuno di noi è il volto.

Ogni artista ha descritto la faccia, il volto dell’individuo così come lo ha visto e giudicato, con una delle possibili verità.

Lo strumento indagatore privilegiato di cui dispongono gli artisti contemporanei è la fotografia.

La fotografia come espressione del visibile, come lo era la pittura, ma anche dell’invisibile e di ciò che è nascosto dentro un essere, le sue pulsioni psichiche.

Anima e volto, ma anche scelta di un preciso abbigliamento, di un colore diventano parte stessa del corpo e dell’espressione dei moti dell’anima.

Il luogo virtuale in cui Nico Nardomarino colloca i soggetti fotografati è ispirato alle opere dei pittori classici del ‘500 e ‘600. Gli abiti, la luce e lo spazio ricordano autori come Caravaggio, Bellini, Veermer, Bronzi no, Rembrandt. Tutti loro sono fonte di ispirazione per questo ambizioso progetto.

Con questi presupposti, il progetto GENTE DI CONVERSANO vuole quindi restituire alla sua città un’identità, coniugando il passato e il presente, nuova linfa a quell’arte che costituisce il suo vero patrimonio.

Una città d’arte non è solo quella che vive nei Musei, nei monumenti, ma quella che, traendo da essi esempio diventa fabbrica di cultura nella quotidianità contemporanea.

Tutto ciò dovrebbe essere una città d’arte.

Quale eredità lasceremo?

Riusciremo a combattere oggi l’incuria, il disinteresse, la miopia?

Iniziamo dagli uomini, dalla gente di conversano, dai loro volti e dai loro racconti.

Raccontando una, dieci, mille storie, perché non esiste cosa che unisca di più di una buona storia…

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